Fonte www.superabile.it - Un paio di riferimenti quando si parla di scuola e università, poi ancora un accenno nel paragrafo dedicato all'uso delle mascherine. Ma sopratutto l'articolo 8, che prevede la riattivazione di servizi e centri socio-sanitari, socio-educali, sociali e socio-lavorativi per le persone con disabilità. Sono le quattro parti del nuovo decreto in cui la disabilità, tra i “grandi assenti” della conferenza stampa del premier ieri sera, compare invece nel testo del nuovo decreto. Un'attenzione che non entra nel dettaglio, affidando in particolare le modalità di riapertura dei servizi alle Regioni. E che di fatto pare non rispondere adeguatamente alle richieste delle associazioni e al grido d'allarme di caregiver e famiglie.
 
Esprime “disappunto” Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, interpellato da Redattore Sociale: ”La disabilità e la non autosufficienza che, in Italia,  riguarda oltre 5 milioni di cittadini e loro familiari, nonché la fascia più colpita, sia in modo diretto che in modo indiretto, dall’emergenza, continua ad essere letteralmente ignorata, non solo nei provvedimenti ma anche nelle comunicazioni istituzionali”. Riguardo l'articolo 8, in particolare, nutre “perplessità”, Speziale, “laddove si prevede che siano le singole regioni a organizzare la ripresa dei servizi. Così facendo – afferma Speziale - il governo 'condanna' le persone con disabilità e i loro familiari a continuare ad assistere ad un 'vergognoso scarica barile' tra le diverse articolazioni dello Stato, mentre si continuano a negare Livelli essenziali di assistenza che, invece dovrebbero essere garantiti in modo omogeneo, semplice ed agevole, a tutti i cittadini con disabilità, a prescindere dal loro luogo di vita”.
 
Insieme al “disappunto” e alla “perplessità”, c'è il “disagio, per il fatto che chi sta progettando la cosiddetta 'fase 2', come si evince dal decreto, non sembra essersi minimamente reso conto che, per le persone con disabilità e non autosufficienti e per il loro familiari, continueranno ad essere vigenti, e chissà per quanto tempo ancora, le rigide e stringenti prescrizioni e limitazioni della cosiddetta 'fase 1'. A tal fine sarebbe stato almeno opportuno indicare la non più procrastinabile necessità di mettere in atto i cosiddetti 'servizi compensativi', anche attraverso la costituzione delle previste unità speciali.

Come potranno, affrontare il futuro le nostre persone e le nostre famiglie, senza quei servizi e sostegni, che sono da riprogettare per garantire la massima sicurezza? Come potranno gli enti del Terzo settore che da sempre ne assicurano i sostegni, a sopravvivere e poter continuare a svolgere il loro insostituibile compito, fornendo quel prezioso contributo senza il quale rischia di venire meno lo stessa tenuta del paese in termini di coesione e tenuta sociale?

Come è possibile – conclude Speziale - che chi ci governa sia a livello centrale che periferico, con tutta la 'pletora' di esperti e consulenti, non si renda conto che un Paese che si dimentica degli ultimi e delle fasce più deboli, non ha nessuna speranza di ripartire e nessun futuro di senso da poter costruire?”.