Fonte www.superabile.it - L’International Paralympic Committee ha confermato l’intenzione di inviare ai prossimi Giochi Paralimpici Estivi di Tokyo 2021 una Rappresentativa Paralimpica di Rifugiati (RPT). La creazione di questa squadra, formata da un massimo di sei atleti, avrà lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile situazione vissuta dagli atleti rifugiati e inviare un messaggio di speranza ai quasi ottanta milioni di sfollati in tutto il mondo. In questo senso, l’IPC lavorerà a stretto contatto con i suoi partner commerciali e con l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. A guidare il team sarà Ileana Rodriguez, lei stessa ex rifugiata e nuotatrice paralimpica ai Giochi di Londra del 2012, che è stata nominata Chef de Mission per il RPT. Rodriguez lavorerà con l'IPC per selezionare gli atleti che andranno a Tokyo 2021. Una selezione che si preannuncia non facile, visto che i potenziali atleti paralimpici rifugiati sono molti e tecnicamente di grande livello.

L’IPC offrirà alla RPT supporto prima e durante le competizioni e aiuterà i potenziali atleti a raggiungere l’obiettivo della qualificazione ai Giochi. L’IPC si impegnerà, inoltre, a sostenere gli atleti nella fase di preparazione alle competizioni, fornendo, ad esempio, uno staff tecnico che possa proseguire il suo compito anche dopo il 2021.

Per entrare a far parte del team della RPT, gli atleti devono ricevere lo status di rifugiati in conformità con la legge internazionale, nazionale o regionale. La selezione da parte dell’IPC si baserà principalmente sulle prestazioni e sul rispetto dei criteri di ammissibilità. Al momento nessun atleta rifugiato è stato selezionato per i Giochi di Tokyo.

L’IPC lavorerà quindi a stretto contatto con l’UNHCR al fine di inviare un forte messaggio di sostegno a tutti i rifugiati e a tutti quelli costretti a lasciare le loro case a causa di conflitti e persecuzioni. Un prezzo ancor più alto nel caso di persone con disabilità, spesso esposte a un rischio maggiore. Insieme all’UNHCR, l’IPC continuerà a promuovere l’inclusione attiva e la piena partecipazione dei rifugiati con disabilità nella società attraverso gli sport paralimpici.

Nata a Cuba, Ileana Rodriguez e la sua famiglia hanno lasciato l’isola caraibica per gli Stati Uniti, nella speranza di trovare una soluzione a una malformazione alla colonna vertebrale che l’ha paralizzata. Dopo aver ottenuto la cittadinanza statunitense, la Rodriguez ha gareggiato alle Paralimpiadi di Londra nel nuoto, centrando la finale nei 100 metri rana di categoria SB5. “È un onore essere nominata dall'IPC per questo ruolo – ammette la Rodriguez - in qualità di ex rifugiato che ha avuto la fortuna di competere alle Paralimpiadi, apprezzo il valore di avere una Squadra Paralimpica di Rifugiati: rappresenta lo sport al di là delle nazionalità e i nostri atleti che gareggeranno a Tokyo saranno un simbolo di speranza per altri rifugiati in tutto il mondo. Saremo inoltre orgogliosi di rappresentare l'eredità di Sir Ludwig Guttman – assicura – anche lui era un rifugiato che ha trovato una nuova casa ad accoglierlo e ha ripagato quella gentilezza aiutando a creare uno dei più grandi movimenti mai realizzati al mondo: il movimento paralimpico. Spero che l'attività della RPT aiuti a sostenere gli atleti rifugiati di tutto il mondo, dando voce a chi deve affrontare ogni giorno situazioni molto difficili”.

La RPT potrà raccogliere l’eredità lasciata dall’IPC in occasione dei Giochi Paralimpici di Rio 2016. In Brasile, due rifugiati e richiedenti asilo sono riusciti a formare una squadra di atleti paralimpici indipendenti. Si trattava, in quell’occasione, del siriano Ibrahim Al Hussein, che ha gareggiato nei 50 e 100 stile libero di nuoto di categoria S9, e dell’iraniano Shahrad Nasajpour, impegnato nel lancio del disco di categoria F37.