Fonte www.vita.it - Vita si è occuapta nelle scorse settimane dei fondi destinati al progetto di vita indipendente e che il comune di Lamezia Terme dovrà restituire alla regione Calabria perchè non rendicontati.

Da quell'approfondimento alla notizia, partito dalle colonne di Vita che ha indagato le ricadute sulle persone con disabilità e le loro famiglie che vedono, ancora una volta negati i diritti, è nata una mobilitazione: 100 firme di associazioni, professionisti e società civile partite dal territorio lametino e destinati alla terna commisariale di Lamezia Terme.

«Capita sempre più spesso che alcuni avvenimenti ci colpiscano per il danno evitabile che provocano in chi ha difficoltà a difendere i propri diritti. Alcuni di questi però raggiungono livelli di insensatezza che non trovano giustificazione neanche nell’incapacità organizzativa della Pubblica Amministrazione o nella protervia di Privati senza scrupoli ». - Scrivono i firmatari* - . «In questi giorni abbiamo appreso, prima da una comunicazione della Regione e poi dall’approfondimento riportato su Vita non profit, uno dei più autorevoli giornali del Terzo Settore, che il nostro Comune è stato autore di uno di questi deprecabili misfatti ».

La lettera prosegue ricostruendo la vicenda, denunciando ritardi e burocrazie che poco o niente hanno a che fare con l' indipendenza a cui punta, o puntava, nel nostro caso, il programma finanziato dal Ministero del lavoro e delle Politiche sociali.

«La questione: nel 2014 il Comune di Lamezia Terme (Giunta Speranza) chiede e ottiene un finanziamento per soggetti con handicap gravissimo. La novità importante è che si tratta di una sperimentazione che non è finalizzata solo all’assistenza ma che vuole consentire a queste persone di costruirsi un percorso di vita che possa essere fatto di rapporti umani e di azioni di qualità sociale, culturale e, perché no, economica.

La richiesta viene accolta e la Regione gira al Comune 80 mila euro (Lamezia è capofila del comprensorio) a cui si dovrebbe aggiungere un cofinanziamento dello stesso Ente.

Da questo momento in poi il diluvio. Alle due persone Istanti, aventi diritto, vengono richiesti un quantitativo impressionante di documenti e si creano una serie di inutili difficoltà degne della peggiore burocrazia.

Non solo, ma dopo un ritardo di diversi anni, ai due Richiedenti viene comunicato che devono anticipare le spese previste nel progetto e uno dei due non può che rinunciare. Un fatto gravissimo perché condiziona il superamento di un bisogno a una disponibilità economica di un soggetto che, ovviamente, non ha né può avere facili capacità di guadagno essendo persona con disabilità gravi e limitatissima autonomia.

Ma, non è tutto, una vicenda gestita malissimo che si conclude ancora peggio perché la famiglia del rimasto unico beneficiario (tra l’altro da poco tristemente deceduto) che aveva trovato le risorse con un grande ulteriore sacrificio, rischia di perdere le spese già anticipate perché la Regione, preso atto dell’inerzia del Comune, ha revocato il finanziamento.

Noi riteniamo che ci sia un solo sentimento con cui si può commentare questa vicenda ed è l’indignazione. Indignazione per aver trasformato un percorso di vita in un percorso ad ostacoli;

Indignazione per aver perduto un tempo irrecuperabile per chi vive con un gravissimo handicap fisico;

Indignazione per aver impedito ad uno dei due beneficiari di usufruire del suo diritto a vivere meglio chiedendogli di anticipare le spese;

Indignazione perché la perdita del finanziamento mette in difficoltà la famiglia che aveva, con sacrificio, anticipato le spese, ed ora rischia di non recuperarle;

Indignazione soprattutto perché di fronte alla possibilità di consentire a nostri fratelli di avere una propria vita si è gestita la vicenda con l’approssimazione e l’incompetenza di cui solo la Pubblica Amministrazione è capace.

Chiediamo quindi alla Terna Commissariale di fare chiarezza perché ciò che è accaduto non si ripeta e di impedire che si compia il massimo dell’ingiustizia di trasformare in danno una speranza.

Aspiriamo che la città, comune capoluogo di ambito riguardo ai servizi sociali anche dei comuni limitrofi, si doti di un’Amministrazione e una burocrazia capaci di corrispondere ai diritti dei cittadini, con particolare attenzione ai più deboli».

*Tra i firmatari vi è anche Pasquale Casile, Presidente Anffas Onlus Reggio Calabria

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