Fonte www.personecondisabilita.it - Il Tribunale ordinario di Milano ha condannato il Liceo musicale “Carlo Tenca” di Milano per discriminazione per aver rifiutato ad una ragazza di 15 anni con grave disabilità l’iscrizione alla classe prima. “La condotta discriminatoria dell’istituto -si legge nel testo della ordinanza- è costituita dall’aver sottoposto la minore alla prova preselettiva necessaria all’iscrizione alla prima classe del liceo musicale, nonché dal rifiuto di modulare le prove di ingresso tenuto conto della specifica condizione di disabilità della minore”.

La famiglia si era rivolta al Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità, denunciando il fatto che durante le prove di ammissione al liceo (che si sono svolte il 15 gennaio 2021) la ragazza aveva dovuto svolgere gli esami in condizioni che successivamente il giudice ha valutato come discriminatorie.

Ha avuto a disposizione più tempo rispetto agli altri candidati (il 50% in più), ha avuto il supporto di un insegnante di sostegno ed è stata rimodulata la soglia di valutazione della prova scritta. Tuttavia, il rifiuto da parte della scuola di fornire alla ragazza degli stampati più grandi (in quanto non richiesti anticipatamente); il rifiuto che qualcuno potesse scrivere per lei, viste le sue difficoltà con la scrittura; la scelta di sottoporre alla ragazza i quesiti utilizzando griglie e schemi per lei di difficile lettura e comprensione e infine, la scelta di farla seguire da una docente di sostegno sconosciuta l'hanno di fatto posto in una posizione di svantaggio rispetto agli altri candidati, in violazione di tutti i principi nazionali e internazionali in materia di riconoscimento del diritto all’istruzione per gli studenti e le studentesse con disabilità.

“La sottoposizione della minore alle ordinarie prove preselettive, per l’accesso all’istituto, pur con i contemperamenti adottati, non consente di rimuovere la condizione di divario e disparità esistente con gli altri allievi non portatori di disabilità, proprio in ragione delle evidenziate difficoltà intellettive e comunicative tali da rendere lo svolgimento delle prove scritte e delle prove orali un ostacolo pressoché insormontabile”, scrive il giudice. Ma soprattutto non risultano essere state precedute dall’individuazione di prove elaborate in rapporto alle specifiche condizioni di disabilità ed esigenze della minore. Il giudice ha inoltre condannato l’istituto a iscrivere la ragazza in quella scuola e il ministero dell’Istruzione al risarcimento del danno non patrimoniale.

“Senza la guida e il sostegno di LEDHA, probabilmente i genitori avrebbero rinunciato, perché non in grado di scegliere cosa fare”, commenta Sergio Battipaglia, il legale del Centro antidiscriminazione che ha seguito da vicino la famiglia.

Per lei, la scelta di continuare il proprio percorso di studi all’interno del liceo musicale “Carlo Tenca”, infatti, non derivava solo dalla passione personale che l’ha portata in questi anni a suonare pianoforte e violino. Ma era legata soprattutto al fatto che, attraverso la pratica strumentale, la ragazza “riesce a comunicare e a relazionarsi con i compagni e, durante la pratica musicale, quel divario con i coetanei che appare più evidente in altri ambiti si assottiglia a favore di una comunicazione gioiosa ed egualitaria -si legge nel Piano educativo individualizzato della scuola di provenienza-. Il canale musicale risulta altresì la modalità attraverso la quale meglio si veicolano i contenuti delle altre discipline e si raggiungono i risultati più tangibili”.

“L'anno scolastico frequentato al liceo musicale di Lecco che si sta concludendo, con le fatiche ed i disagi connessi al cambio di casa e di vita determinate dai mancati accomodamenti ragionevoli che il liceo ‘Carlo Tenca’ non ha messo in atto, evidenzia che il problema delle piccole e grandi discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità è quotidiano -commenta l’avvocato Laura Abet del Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi-. È necessario avere il coraggio di difendere i propri diritti. Questa importante ordinanza apre una riflessione generale sul tema delle prove selettive per accedere alle scuole superiori, una prassi sempre più diffusa tra quelle scuole considerate più prestigiose, ma che per la scuola dell’obbligo potrebbe considerarsi discriminatoria”.