Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un'altalenarsi di emendamenti prima proposti, poi ritirati, in merito ai permessi lavorativi per coloro che assistono persone con disabilità grave previsti dalla L. 104/92. Situazione che, oltre a disorientare oltremodo i cittadini, contribuisce ad alimentare sconvenienti e fastidiose associazioni di idee tra i familiari che assistono persone con disabilità grave e i cosiddetti "fannulloni e opportunisti". Nel frattempo la Camera approva il "decreto Brunetta", passando la parola ora al Senato.

Per questo motivo ci sembra più che mai utile fare in punto della situazione, riassumedo quali sono le modifiche che verranno apportate all'articolo 33 della L. 104/92 (agevolazioni) e che influenzeranno , lo ribadiamo, sia i dipendenti pubblici che privati .

Già durante la discussione della L 133/08 il Governo aveva palesato l'intenzione di rivedere, in maniera drastica, la questione dei permessi lavorativi per i dipendenti pubblici, inserendola nel quadro della "lotta ai fannulloni" e di fatto giustificandone l'urgenza. Già questa prima mossa non lasciava presagire nulla di buono, se non altro per il contesto in cui era stato inserito il dibattito (la guerra ai fannulloni, appunto). A ciò segue la discussione sul disegno di legge 1441 collegato alla Finanziaria "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria". Brunetta, infatti, propone un emendamento con l'art 38-bis, successivamente ritirato che, di fatto, restringeva la platea dei beneficiari dei permessi e imponeva delle restrizioni sulla distanza massima abitativa tra l'assistito e l'assistente di 100 Km. Pochi giorni fa, però, il Ministro torna all'attacco sulla modifica della L. 104/92 , stavolta con l'articolo "39 quinquies 1" che riprende i contenuti del tentativo precendente. Li riassumiamo, così da avere un'idea chiara di come sarà fortemente influenzata la vita delle persone con disabilità modificando l'art 33 in questione.

Nel nuovo articolo siprevede che i permessi possano essere usufruiti dai lavoratori che assistono persone con disabilità solo entro il secondo grado di parentela (esteso al terzo solo qualora i genitori o il coniuge della persona con disabilità siano deceduti, abbiano più di 70 anni o siano affetti da patologie invalidanti), fermo restando il principio di esclusività nell'assistenza. In altre parole, viene ulteriormente ribadito che solo uno dei due genitori lavoratori ha diritto ai permessi (non è possibile usufruirne contempraneamente ma in maniera alternativa, mentre viene reintrodotto il presupposto della convivenza con il richiedente. È opportuno segnalare, a questo punto, una lacuna legislativa evidenziata anche dalla Fish (e che continua a permanere nel testo proposto) per cui i permessi non possono essere usufruiti qualora il figlio con disabilità sia ricoverato in ospedale . Il testo poi prosegue con una dettagliata articolazione del sistema di controllo che verrà attuato per monitorare la concessione e l'uso di tali permessi, tanto che verrà istituita una banca dati dove saranno riportate informazioni su chi ne usufruisce, l'ammontare degli stessi, la relazione di parentela con la persona con disabilità, la denominazione dell'amminsitrazione pubblica della quale si è dipendenti e via di questo passo. In merito a ciò, è utile segnalare che in futuro il datore di lavoro potrà effettuare controlli atti a verificare se l'assistenza richiesta si verifichi proprio nei gironi richiesti. Non ci è ancora data sapere la modalità con cui verranno effettuate tali accertamenti.

Pur rimanendo, al momento, immutate le garanzie nei confronti delle persone con disabilità in condizioni di gravità, con questi provvedimenti si va a rimettere in discussione principi e diritti acquisiti, declassando il fondamentale ruolo di assistenza alle persone con disabilità grave da parte di un familiare lavoratore e definendo le agevolazioni previste dalla L. 104 un "bonus" (come puntualizzato da Brunetta stesso) piuttosto che invece, come non abbiamo alcun dubbio essere, un diritto . Vale la pena precisare che questa ulteriore restrizione, se accettata, si andrebbe ad aggiungere a quelle già previste nella L. 133/08: per coloro che scelgono di usufruire del frazionamento delle ore di permesso invece dei tre giorni, il monte ore a disposizione è di 18 ; numero più basso rispetto al conteggio delle ore svolte in tre giorni di lavoro. Inoltre l'art. 71 comma 5 della citata legge, specifica che le assenze dal servizio dei dipendenti che assistono persone con disabilità grave, non sono equiparate alla presenza in servizio ai fini della distribuzione delle somme dei fondi per la contrattazione integrativa (come ad esempio, premi di produzione).

La legge 104/92 rappresenta un cruciale punto di riferimento per il raggiungimento della pari dignità delle persone con disabilità. Va certamente aggiornata e modificata ma non certo stralciata o messa in discussione , regredendo ad una visione assistenzialista e risarcitoria nei confronti della disabilità con il bieco concetto dei "bonus" in favore di qualcuno. Le famiglie con disabilità, oltre a svolgere in parte il lavoro che dovrebbe invece essere garantito da una capillare rete socio-assistenziale in grado di prendere in carico la persona e sviluppare un progetto individuale coerente con le esigenze dell'interessato, rappresentano (e devono rappresentare) un luogo di affetto e cura, principio che in più occasioni e forme si è tentato di trasformare in "luogo di produttività economica", concetto che serpeggia, ad esempio, nel libro verde sul welfare del ministro Sacconi . L'approvazione dei nuovi LEA che tarda ad arrivare e che non ha visto una discussione aperta sui contenuti, la mancata definizione dei LIVEAS, l'indiscriminato taglio al fondo sociale per le regioni a cui stiamo assistendo, la difficoltà degli enti locali a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, in particolar modo quelli con disabilità sono alcune espressioni pratiche di una visione di welfare tristemente legata alla capacità produttiva degli individui (se lavori hai diritti) che di sociale non ha nulla. Le azioni di contrasto all'abusivismo, pienamente condivisibili, devono necessariamente fondare sulla valorizzazione dell'individuo in quanto tale e del ruolo che ha all'interno di un nucleo familiare e di supporto, sul rispetto del diritto di cittadinanza e di pari opportunità. Colpire nel mucchio pur di mantenere promesse elettorali non giova a nessuno.

Ci impegnamo in prima linea a tenere monitorata questa faccenda e a segnalare tutte le modifiche che verranno adottate, augurandoci che sia oggetto dell'attenzione di tutti. A tale proposito segnaliamo una chiara ed approfondita analisi del provvedimento nel sito HandyLex.org che vi invitiamo a visitare.

A questo proposito segnaliamo una lettera significativa inviata al Ministro Brunetta riportata dal Redattore Sociale da una Pietro Pelillo, colpito da SLA, che chiede "discrezione" sulla Legge 104, scaricabile cliccando qui.

Per approfondire

leggi il comunicato stampa della Fish

leggi l'approfondimento sul sito www.handylex.org