Fonte www.superando.it - Il tema della sessualità nelle persone con disabilità, dopo essere stato celato per tanti anni o trattato solo sotto l'aspetto problematico, patologico e di sofferenza, è finalmente esploso in tutte le sue potenzialità; tutti ne parlano, molti suggeriscono soluzioni, la maggior parte rimangono scettici, diffidenti e disorientati.

Per provare a mettere un po' di ordine, è innanzitutto necessario, come sempre del resto, fare dei doverosi distinguo, in quanto all'interno della categoria "persone con disabilità" ci sono mille tipologie differenti e per ogni forma di disabilità c'è un universo infinito di individui con caratteristiche di personalità che interagiscono in modi del tutto imprevedibili con la disabilità. Questo enunciato dovrebbe essere un principio ispiratore di qualsiasi intervento, a maggior ragione quando esso riguarda la sfera della sessualità.

I dubbi più frequenti, quando si considera la dimensione sessuale di una persona con disabilità, sono sostanzialmente due: da una parte si teme che " introducendo" idee relative alla sessualità o incoraggiando l'esplorazione, si possa destabilizzare il precario equilibrio emotivo; all'estremo opposto ci si interroga se la persona con disabilità stia vivendo una vita solo parzialmente soddisfacente a causa della mancanza di opportunità di intimità erotica.

Entrambe le domande sono legittime e nessuna risposta è valida in assoluto, ma, soprattutto, non può mai prescindere dalle scelte della persona direttamente interessata e dal suo specifico livello di autodeterminazione. Ad esempio, rispetto alla questione della cosiddetta "assistenza sessuale", alcuni potrebbero viverla in maniera svalutante, altri, al contrario, utile.

Per conto mio posso dire che se l'assistente sessuale viene concepito/a come un/a sostituto/a del/della partner, in quanto si parte dal presupposto che una persona, a causa della sua disabilità, sia praticamente impossibilitata ad attrarre e a sedurre un'altra persona, allora sì, posso affermare con certezza che troverei la cosa molto svalutante e socialmente etichettante. Se al contrario l'assistenza sessuale è un supporto al superamento delle difficoltà motorie dovute alla disabilità, al fine di consentire alla persona di fare sesso o di praticare autoerotismo, allora direi che ben venga!

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30 gennaio 2014