Come certamente ricorderete, a metà del luglio scorso, il Ministero della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblicò il Libro Verde sul futuro del modello sociale un documento intitolato "La vita buona nella società attiva". Emulando una prassi piuttosto consolidata in Europa (ma praticamente sconosciuta nel nostro paese) il documento nacque con lo scopo di agire da base per una consultazione pubblica , sulla forma che avrebbe dovuto assumere il nuovo modello di welfare, ripensato alla luce di una società in profondo cambiamento. Più di 1000 sono stati i contributi ricevuto dal Ministero, di cui 100 inviati da soggetti rappresentativi. Anffas stessa, insieme a numerose altre associazioni, ha partecipato al "dibattito" inviando un proprio documento di riflessione che, a detta del Ministro, verranno presto pubblicati sul sito del Ministero, settore Politiche Sociali.
Quello che è stato presentato, quindi, dovrebbe essere il frutto di questo dibattito e che da oggi in poi rappresenterà "un'utile cornice" dentro la quale ripensare il welfare. Rimandando ai prossimi giorni una lettura approfondita del Libro Bianco, è utile sin d'ora sottolineare alcuni passaggi dell'intervento del Ministro Sacconi durante la conferenza stampa di presentazione che già di per è rappresentano delle chiavi di lettura interessanti.

"Questo è un libro bianco nazional-popolare".
Sacconi ha voluto così descrivere lo spirito che ha guidato il team di esperti e consulenti nella stesura del documento: l'intento è stato quello di raccogliere in senso adeguato il profondo senso comune che si ritrova in quel grande contenitore del "popolo" come soggetto interclassista, diffidando piuttosto dai luoghi comuni delle borghesie auto-referenziali. Ben vengano quindi le critiche del popolo ma che si astengano dal farlo le élites.

Una serie di parole chiave.
Tre le parole chiave sul piano metodologico sulle quali declinare gli obiettivi: dialogo sociale come strumento di governo per giungere alla condivisione delle fatiche per creare ricchezza (che presuppone la partecipazione attiva della persona), prendendo l'impegno per una sua equa re-distribuzione (una volta prodotta). Una buona politica sociale non è solo di distribuzione ma anche di produzione della ricchezza.
Sul piano di merito, invece, tutto ruota attorno alla centralità della persona nelle sue prime proiezioni relazionali, quindi la famiglia e la comunità da cui discendono i concetti di opportunità che, per essere molteplici ed aperte a tutti, presuppongono il principio di sussidiarietà, principio che esalta al meglio le espressioni della società civile come ad esempio il no profit. In questo quadro, la responsabilità fa da collante tra i due concetti.

"Ricomporre l'Italia e ricomporre gli italiani".
Amplissimo spazio è dedicato all'analisi del territorio alla luce di due aspetti: il divario territoriale ed il federalismo fiscale. Con l'obiettivo di passare dall'impianto risarcitorio al modello di empowerment della persona, tutte le azioni e politiche future dovranno declinare il principio del rafforzamento dell'autosufficienza e delle persone, su tutto il territorio nazionale attuando con responsabilità lo strumento del federalismo fiscale per superare il divario nord-sud. Per fare un esempio: il sud ha un sistema ospedale-centrico che mortifica il territorio soffocando, di fatto, lo sviluppo naturale dei servizi territoriali.

"Omnium rerum mensura omo" equivale a più servizi?
Se è vero che "la misura di tutte le cose è la persona", ci permettiamo di notare la mancanza di un fattore di questa equazione: i diritti , che speriamo in qualche modo di ritrovare almeno tra i decreti attuativi.
6 maggio 2009

Per approfondire
scarica il Libro Bianco sul futuro del modello sociale