Fonte www.redattoresociale.it - In alcuni casi sono un paio di gradini e una buona dose di disorganizzazione. Ma in altri ci pensano direttamente le istituzioni a discriminare le persone con disabilità: scuola, tribunale e prefetture. Sono 530 i casi di discriminazione in Lombardia registrati in Lombardia nel 2014 dalla Lega per i diritti delle persone con disabilità. Tutti seguiti dal servizio legale dell'associazione. In realtà in Italia non mancano le leggi che tutelano le persone con disabilità. Ma occorre spesso ricorrere alle cause giudiziarie per ottenere il rispetto dei diritti.

“Queste norme rappresentano dei capisaldi del nostro ordinamento legale – commenta Alberto Fontana, presidente LEDHA -. Ma spostando il focus sulla tutela antidiscriminatoria c'è un ribaltamento di prospettiva e di approccio: non è più la persona con disabilità a dover reclamare dei diritti speciali. Ma sono le istituzioni e la società nel suo complesso a doversi impegnare per rispettare i diritti fondamentali di tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità”.

Giovedì 25 giugno, alle ore 9, presso l'Università degli Studi di Milano (Aula Pio XII – via Sant'Antonio 5), la Ledha inaugurerà il Centro antidiscriminazioni "Franco Bomprezzi", giornalista scomparso nel dicembre scorso e presidente della Ledha.

Nel lungo elenco delle discriminazioni, ci sono i casi in cui le scuole chiedono alle famiglie di pagare in toto le spese per il trasporto, oppure riducono arbitrariamente il numero di ore di assistenza scolastica di cui gli alunni hanno bisogno.

"Come è successo a Maria (nome di fantasia, ndr) che frequenta un liceo scientifico di Milano -racconta in un comunicato stampa la Ledha-: ha necessità di 18 ore di sostegno didattico ma, all'inizio dell'anno scolastico, la scuola ne ha erogate solo 13. E così, i suoi genitori si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia che, ancora una volta, ha condannato il Ministero della pubblica istruzione e l'istituto frequentato dalla ragazza".

In alcuni casi sono gli stessi tribunali ha discriminare le persone con disabilità e le loro famiglie. Come nel caso di Elena e Patrick che vivono in provincia di Varese. Sposati dal 2004, hanno bambino, di nome Nicolò, affetto dalla sindeome di Dravet, una rara forma di epilessia. Nel 2011 decidono di allargare la famiglia e avviano le pratiche per l'adozione internazionale: ma la loro domanda viene respinta dal Tribunale dei minorenni di Milano, che giudica la coppia “non idonea” all'adozione di un minore straniero.

Un diniego motivato esclusivamente dal fatto che Nicolò ha una disabilità. Grazie al supporto di LEDHA e di “Elo - Epilessia Lombardia”, la famiglia presenta un ricorso alla Corte d'Appello di Milano. I giudici di secondo grado ribaltano la decisione del Tribunale dei minorenni. Riconoscendo che la condizione di disabilità del figlio naturale non rappresenta uno svantaggio ma, al contrario, una risorsa per i due genitori in quanto già “preparati alla diversità”. E quindi pronti ad affrontare le possibili difficoltà legate all'adozione.

Per gli stranieri è difficile, dal punto di vista burocratico, diventare italiani. Ma per chi ha anche una disabilità lo è ancora di più. Cristian Ramos è un ragazzo di origine colombiana nato e cresciuto a Roma. Poco dopo il compimento del 18mo compleanno avvia tutte le pratiche per presentare la richiesta di cittadinanza italiana. Ma la Prefettura di Roma, prima ancora di prendere in esame la pratica, valuta il ragazzo incapace di intendere e di volere perché affetto da sindrome di Down. E quindi non idoneo a prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione, passaggio necessario per ottenere la cittadinanza.

Solo grazie a una petizione online e alla mobilitazione di alcuni parlamentari è stato possibile risolvere la situazione di Cristian che, il 19 giugno 2014, ha ottenuto la cittadinanza.

23 giugno 2015