Tratto da: www.superando.it - (a cura di Franco
Bomprezzi) Ovvero un'epoca, nel futuro, che abbia letto e applicato, punto per
punto, sia la Costituzione Italiana che la Convenzione ONU sui Diritti delle
Persone con Disabilità. E non un 3 Dicembre, Giornata Internazionale delle
Persone con Disabilità, che coincida - come quello ormai imminente - con
l'azzeramento del Fondo per le Non Autosufficienze, il taglio del Fondo per le
Politiche Sociali o il pesante ridimensionamento del cinque per mille alle
associazioni.
I have a dream!, "ho un sogno". Già, si fa presto a dire.
Generazioni, ci vogliono. Anni e anni. Poi arriva Obama, e resti pure deluso.
Perciò i sogni servono per sognare . Sognare aiuta a vivere.
Vivere è fondamentalmente l'unica cosa che sappiamo fare tutti. Anche morire, in
teoria. Ma non è del tutto vero. Perché non tutti sappiamo morire. Sicuramente
non sappiamo nascere, c'è una mamma che ci fa nascere. Fosse per noi rimarremmo
lì dentro, al caldo, protetti, con il dito in bocca.
Eppure io ho un sogno. È il 3
dicembre del 2032 . Ho compiuto da poco 80 anni. Sono ancora vivo, più o
meno. Le ossa erano meno fragili del previsto. Il respiro non mi ha ancora
tradito. La testa non vaneggia del tutto, anche se tendo a ripetere sempre le
stesse cose. Mi muovo con una carrozzina a energia solare. Giro per le strade di
Milano, esco di casa senza problemi, fa un po' freddo, ma sono ben
coperto.
Non guido più da qualche anno, perché penso che a una certa età sia
meglio prendere i mezzi pubblici piuttosto che essere io un pericolo pubblico.
Arrivo facilmente alla fermata della metropolitana . Un ampio
ascensore a vetri si apre e mi accoglie con un cicalino. Dentro è tutto pulito.
Scendo a livello dei binari. Mi oriento facilmente, seguendo i segnali ben
visibili e a caratteri grandi. Raggiungo la Linea Azzurra. Il treno si ferma
proprio davanti a me, le porte si aprono, esce una hostess molto carina che mi
chiede se ho bisogno di aiuto. Io le dico che posso fare da solo, ma che
ovviamente sono felice se mi fa strada. Mi chiede dove voglio andare. «Non lo
so», rispondo. «O meglio, non ricordo. Si avvicina Natale, ma non è questo il
punto. Oggi è il 3 dicembre, e voglio andare in Comune, ad ascoltare il sindaco
della mia città che parla a tutti i cittadini di come Milano sia diventata
la città per tutti, ma proprio tutti ». Lei mi sorride e mi
dice: «Certo, Cavalier Bomprezzi, la stavamo aspettando». E mi fa strada fino al
posto ampio e largo che è destinato alle carrozzine solari, con una piastra sul
pavimento che consente di ricaricare le batterie durante il tragitto. La hostess
resta accanto a me per tutto il tempo. Arriviamo in Piazza del
Duomo .
Scendo dalla metro, risalgo in superficie
con un altro ascensore velocissimo, nel quale entrano tutti, non solo le
persone con disa bilità, ovviamente. Molti mi salutano, si ricordano
delle nostre battaglie di tanti anni fa. Ci sono in Galleria tanti altri reduci,
vecchi disabili ossuti, alcuni con le stampelle, altri con il bastone bianco a
raggio laser. Poi vedo una coppia di anziani con sindrome di Down, accompagnati
dai loro figli, bellissimi.
I giornalisti e i fotografi sono tutti lì,
davanti a Palazzo Marino. Mi aspettano, perché il 3 dicembre devo parlare in
Comune. Il sindaco, un milanese di origini cinesi, ormai di terza generazione,
ha organizzato un Memorial della Giornata Internazionale delle Persone
con Disabilità , giusto per non dimenticare. Infatti ormai da dieci anni
non ce n'è bisogno, di questa giornata celebrativa. Superata la Grande Crisi,
infatti, Milano e l'Italia hanno deciso di investire sul welfare, sulla
qualità della vita di tutti , per tutti. Non solo per i disabili,
ovviamente. L'hanno chiamata la generazione "del pensiero globale". Non del
mercato globale. Del pensiero. Pensare per tutti, in modo che tutti si sentano
cittadini del mondo e nel mondo.
È stato un periodo incredibile,
investimenti, progetti, giovani e anziani insieme a costruire un futuro
a misura di tutti . Bastava leggere la Convenzione
ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e applicarla, punto per punto.
Il sindaco si è ricordato che tanti anni prima mi avevano dato l'Ambrogino d'Oro
perché mi ero impegnato nella comunicazione a favore delle persone con
disabilità. Io me l'ero scordato, l'età gioca dei brutti scherzi.
Ora entro
in Sala del Consiglio, da solo, manovrando sul joystick, e arrivo al tavolo
degli ospiti. Parlo: «Grazie a tutti. Grazie davvero. Sono commosso per questo
momento di ricordo e di celebrazione. Il merito è di tutti, della comunità
nazionale, regionale e locale. Ormai da tempo, infatti, le persone con
disabilità grave possono avere assistenza domiciliare e ausili ,
in abitazioni confortevoli. I bambini con disabilità entrano a scuola accolti da
una festa. Quando diventano grandi e si diplomano, o si laureano, superano
agevolmente i test attitudinali e vengono assunti, in men che non si dica, da
aziende socialmente responsabili , che in realtà sono felici di
avere lavoratori solerti e puntuali. I genitori finalmente hanno ritrovato tempo
libero ed energia , perché i loro figli vengono presi in carico
dall'intera comunità. Il volontariato funziona bene, finanziato dal 10 per cento
delle dichiarazioni dei redditi (il 5 per mille era davvero troppo poco, come
ammise Tremonti, tanto tempo fa, proponendo questa clamorosa riforma: "Dal 5 per
mille al 10 per cento!"). In realtà, cari amici milanesi, ormai da anni non
parliamo più di disabilità, perché non ce n'è più bisogno. Ognuno è come è, con
le sue caratteristiche personali, pregi e difetti, alti, bassi, magri, grassi,
intelligenti, meno sagaci, miopi, presbiti, ciechi, sordi, autistici, biondi,
uomini, donne, senza alcuna distinzione. Bastava leggere l'articolo 3
della Costituzione , del resto. Bastava leggerlo e applicarlo.
Finalmente è successo. Alle persone con disabilità anziane, in considerazione
del lungo impegno che hanno dovuto dimostrare per sopravvivere in questi
difficili decenni, viene garantito un vitalizio e l'assistenza a domicilio, 24
ore al giorno. Io ho più di ottant'anni, e sono orgoglioso di vivere qui, di
essere qui. Il mio sogno si è realizzato. La mia vita è coronata dall'avverarsi
del mio sogno. Perciò, cari amici milanesi, ora finalmente posso riposare. Anzi,
ora vado a dormire, torno a crogiolarmi nel mio sogno».
Clic. Accendo la luce. Guardo l'ora, è quasi mezzanotte. Mi devo essere assopito. Mancano pochi giorni al 3 dicembre 2010 . Il computer è ancora acceso. Leggo i documenti delle associazioni: «Azzerato il Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze…», «Tagliato il Fondo per le Politiche Sociali…», «Tagliato il 5 per mille…». Non mi sento tanto bene. Quasi quasi mi addormento di nuovo. Che bello il mio sogno. Lasciatemi dormire. Sono stanco.
*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Sognando il 3 dicembre e qui ripreso con alcuni adattamenti.
2 dicembre 2010